24 Gennaio 2014

Antonella Martinelli: “Eccovi le mie Essenze di felicità”

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Antonella Martinelli: “Eccovi le mie Essenze di felicità” -

Non esiste una ricetta per la felicità, ma esistono in cucina alcuni momenti di pura felicità. Quella che si prova nel prendersi cura di famigliari ed amici preparando coccole per i loro palati; quella che si prova anche cucinando per se stessi, mescolando ingredienti, sperimentando o seguendo con cura i procedimenti indicati dai ricettari, magari ereditati da mamme e nonne. Ne è convinta Antonella Martinelli, autrice televisiva, pilastro storico di “Porta a porta”, popolare talkshow di Raiuno condotto da Bruno Vespa, che ha voluto intitolare “Essenze di felicità” il libro di ricette scritto, a partire da un cimelio di famiglia, insieme allo chef Alessandro Circiello, pluristellato Michelin e curatore di rubriche Rai di cucina.

“Essenze di felicità”, dato alle stampe lo scorso anno con grande successo da Rai Eri, non è il solito libro di cucina, ma rappresenta il recupero di un’atmosfera, quella dei focolari del Settecento. Le ricette che Antonella Martinelli propone sono infatti quelle che la sua bisnonna, la contessa Teresa Martinelli Giannuzzi Savelli, aveva ricopiato con cura ed a mano da “Il credenziere di buon gusto” di Vincenzo Corrado, pubblicato nel 1778 a Napoli. Nel ritrovare quelle pagine ingiallite nella soffitta della residenza di famiglia, Palazzo Martinelli ad Anagni, ad Antonella Martinelli si è spalancata una finestra sul passato, sui profumi, sui sapori e sulle atmosfere che si diffondevano nelle cucine e di lì nelle case di fine Settecento.

Tra spume, liquori, gileppe e confortini (i nostri biscotti), l’autrice ha trovato atmosfere che ha deciso di recuperare e far rivivere nel suo libro e, attraverso di esso, nelle cucine e nelle case di oggi. “Essenze di felicità”, infatti, propone le ricette appuntate con cura dalla bisnonna nella loro versione originale, inclusa l’elegante grafia della contessa Martinelli Giannuzzi Savelli, affiancate da quelle rivisitate in chiave moderna da Alessandro Circiello.

Lo scorso anno hai scritto “Essenze di felicità”, che ha ottenuto un grande successo…
Essenze di felicità” è un libro di dessert, ma soprattutto un’operazione di recupero di un’atmosfera. Amo dire che “Essenze di felicità” consente di portare tre secoli nel piatto in due minuti. Perché queste ricette, che per il linguaggio aulico del Settecendo potrebbero sembrare più difficili e laboriose di quello che sono in realtà, possono essere create in due minuti, anche grazie all’intervento di Alessandro Circiello che ha fatto un vero e proprio lavoro di ricerca sugli ingredienti e sulle grammature di allora per attualizzare le ricette.

Com’è nato “Essenze di felicità”?
E’ sbucato fuori dalla soffitta! Ho avuto la fortuna di avere delle soffitte. La definisco fortuna perché trovo che le soffitte siano luoghi misteriosi, che fanno anche un po’ paura, ma sono ricchi di fascino per la quantità di roba che conservano. Le soffitte fanno sognare, in mezzo alla polvere si possono ritrovare oggetti dimenticati. E’ quello che è successo a me, trovando tra tanti testi antichi, questo libretto di ricette che la mia bisnonna aveva ricopiato a mano con molta pazienza e qualche libertà: ne aveva perfino cambiato il titolo da “Il credenziere di buon gusto” in “Opera utile in Roma”. Sfogliare quelle pagine ingiallite mi ha impressionato: dentro c’è tutta la pazienza delle donne di un tempo, la cura per l’estetica, la dedizione. La stessa dedizione con cui prima si lavorava in cucina.

Questa dedizione non esiste più?
Di certo le donne di oggi, quasi tutte in carriera, non dedicano molto tempo ai fornelli, per lo meno non quotidianamente. C’è l’affanno a cercare la propria realizzazione al di fuori delle mura domestiche. Un tempo non era così: prendersi cura della famiglia e della casa era di per sé una realizzazione. Allora nessuno chiedeva alle donne cosa facessero nella vita: la donna non faceva, la donna era; era moglie, mamma, cuoca. Io credo che oggi, come allora, la donna possa realizzarsi in qualsiasi modo, non necessariamente con la carriera, ma anche e soprattutto con leattività manuali come la cucina.

In tv, in edicola ed in libreria non si fa che parlare di cucina: secondo te come mai?
Per la nostra atavica paura della fame. La quantità di cibo che vediamo in televisione serve a darci la conferma che stiamo bene, che siamo ricchi. Il cibo è consolatorio, mette allegria.

Essenze di felicità è dedicato agli innamorati…
Perché se l’amore è corrisposto il tempo trascorso in cucina consente di accorciare l’attesa di rivedere l’amato, se invece l’amore non è corrisposto o è finito, il tempo speso nella ricerca e nell’assemblaggio degli ingredienti è tempo sottratto alla malinconia. Le mani sono catartiche: usarle sgombra la mente dai pensieri.

Da non perdere!

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