10 Ottobre 2013

Ladro di razza: uno spettacolo all’interno del 70° anniversario del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma

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Ladro di razza: uno spettacolo all’interno del 70° anniversario del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma -
Ladro di razza: uno spettacolo all’interno del 70° anniversario del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma -

Il 16 ottobre prossimo ricorrerà il 70° anniversario del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma, da parte dei nazisti nel 1943.
Nella retata, effettuata dalle truppe tedesche della Gestapo tra le ore 5.30 e le ore 14.00 di sabato 16 ottobre 1943,  più di mille uomini vennero prelevati e deportati ad Auschwitz.

Proprio in tale occasione debutterà al Teatro Ghione di Roma LADRO DI RAZZA, uno spettacolo che si ispira alla tradizione del neorealismo cinematografico italiano del dopoguerra, diretto da Marco Mattolini con Massimo Dapporto, Blas Roca Rey e Susanna Marcomeni. Uno spettacolo in cui momenti di trascinante comicità si alternano a parentesi di riflessione e commozione. Ed è all’alba del 16 ottobre 1943, trovandosi al posto sbagliato nel momento sbagliato, che il protagonista della storia, opportunista e vigliacco, catapultato di colpo in un episodio storico dirompente, scoprirà in sé un inaspettato coraggio che gli consentirà un grande riscatto.

Teatro Ghione a Roma dal 15 al 27 ottobre 2013
Mind Production e Simone Giacomini
Presentano

LADRO DI RAZZA
di Gianni Clementi

con
MASSIMO DAPPORTO    SUSANNA MARCOMENI    BLAS ROCA REY
 
regia MARCO MATTOLINI

Ladro di razza
Roma 1943. Un modesto ladro e truffatore, Tito, abituato a inventarsi la vita, esce dal carcere, dopo aver scontato l’ennesima pena. Non può tornare a casa dei suoi, perchè sulle sue tracce c’è un usuraio, noto per la sua crudeltà. Decide quindi di rifugiarsi nella catapecchia di Oreste, suo amico d’infanzia, che lavora come operaio nelle fornaci di Valle Aurelia. Tito deve assolutamente trovare al più presto dei soldi, per placare l’ira del “cravattaro”. Conosce casualmente una ricca zitella ebrea, Rachele, che vive da sola in un appartamento lussuoso del ghetto. Sarà lei la sua vittima. Tito la corteggia e, dopo un’estenuante resistenza della donna, riesce finalmente ad entrare nelle sue grazie. Ormai è di casa e pronto per il furto, in cui coinvolge anche l’amico fornaciaro. E’ l’alba del 16 ottobre 1943, il momento del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma da parte dei nazisti. In questa storia, mai il detto “Al posto sbagliato nel momento sbagliato” fu più puntuale. Ma il piccolo uomo Tito, opportunista e vigliacco, catapultato di colpo in un episodio storico dirompente, scoprirà in sè un inaspettato coraggio che gli consentirà un grande riscatto.

Note di regia
“E’ importante mettere in scena questo testo con un allestimento e un cast totalmente nuovi a tre anni di distanza dalla sua breve uscita sulla scena romana, perché riferendosi ad un momento ormai lontano ci fa riflettere sul presente più attuale, sull’estraneità delle persone rispetto ai grandi fatti della storia e della politica, sulla profonda incidenza dell’incertezza economica e sociale sulle scelte morali delle persone, sull’eterno confronto fra l’adeguarsi allo status quo, alla situazione dominante per quanto sinistra e inaccettabile si percepisca e la tentazione/coraggio di ribellarsi. Un certo clima  del testo che si immerge nell’immaginario del neorealismo cinematografico italiano del dopoguerra fa da prisma per sottolineare il valore emblematico della vicenda e la sua attualità.  Scene e costumi citeranno quindi quel mondo evidenziandone affettuosamente l’appartenenza ad un immaginario collettivo che è divenuto proprio di tante generazioni successive, fino alle più recenti.  La musica costruita alla “manière  de”  i grandi temi di commento del cinema di quegli anni e della cultura popolare delle canzonette dell’epoca, sottolineerà l’impostazione antinaturalista nel senso più profondo e non elitario del termine.  Il cast che mette insieme per la prima volta attori di provenienza diversa, ma tutti romani non solo in termini anagrafici, li fa cimentare con la bella lingua popolare romana (e non romanesca, per carità!) reinventata da Clementi, con la capacità, la leggerezza, la profondità che gli ha fatto conquistare in pochi anni palcoscenici e pubblici molto lontani da quelli della capitale, in Italia e all’estero”.    Marco Mattolini

Da non perdere!

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